L’economia circolare nel distretto tessile pratese
“L’intera storia d’Italia e d’Europa finisce a Prato: tutta a Prato, in stracci”
Curzio Malaparte
Il distretto pratese ha storicamente utilizzato rifiuti tessili per la lavorazione di nuovi filati riciclati, il cosiddetto “cardato”. A tale scopo, non solo sono stati utilizzati rifiuti tessili provenienti dalla lavorazione pratese, ma anche abiti usati provenienti da tutto il mondo.
Questo “processo di riciclaggio” ha fatto la fortuna dell’intero distretto tessile, diventando rapidamente il vantaggio competitivo dell’industria di Prato sin dal 1850. Ciò indica sia una tradizione di abilità tecniche e mentalità imprenditoriale sia una cultura che guarda all’ambiente.
La lana rigenerata ha fornito, per oltre un secolo, un’enorme opportunità per lo sviluppo e la crescita del distretto tessile pratese sui mercati mondiali.
LA LANA CARDATA
La cardatura è il metodo di rigenerazione delle fibre tessili. I filati sono prodotti parzialmente con fibre vergini ma riutilizzano anche le fibre ottenute dal riciclaggio di vecchi abiti o maglie, o ritagli di nuovi tessuti utilizzati nell’industria dell’abbigliamento. Il risultato è un filato dall’ aspetto particolare e caratteristico.
Purtroppo, l’uso di fibre rigenerate è stato trascurato negli ultimi anni con la scoperta di nuovi materiali sintetici e la crescente domanda di fibre vergini più costose, in parte in risposta alla nuova logica di consumo della fast fashion. Tuttavia, questo metodo di produzione potrebbe essere una risposta efficace all’insostenibilità del modello di consumo attuale, sia dal punto di vista ambientale che economico e sociale.
Le difficoltà degli ultimi anni, nel processo di cardatura, hanno portato ad aumentare la creatività e la produzione di filati ancora più insoliti e preziosi. Ora esistono prodotti cardati in cashmere, angora, alpaca, mohair o altre lane pregiate.
L’associazione AS.T.R.I. riunisce oltre 130 sono aziende che hanno fatto del riciclato e della sostenibilità i loro punti di forza.